POSTURE ANTALGICHE SPALLA E LASERTERAPIA ALTA POTENZA

I dolori di spalla fanno parte di quella categoria di dolori che spesso non permette un buon riposo notturno. I pazienti si girano spesso nel letto senza tregua e passano notti insonni.

Se anche tu soffri di dolore di spalla e fatichi a trovare una posizione per riposare troverai nei prossimi consigli un valido aiuto.

Partiamo innanzitutto dalla posizione del corpo. Nella stragrande maggioranza dei pazienti che subiscono una chirurgia di spalla, nell’immediato postoperatorio viene consigliata la posizione supina o semiseduta.

Questo poiché si tratta della posizione che più facilmente ci permette di mantenere stabile l’assetto della spalla. E’ una regola che in realtà possono adoperare tutti i pazienti con problematiche di spalla. Il buonsenso spesso ci consiglierà di non dormire sul fianco della spalla dolente (la compressione spesso causa dolore), ma anche l’altro fianco è a volte problematico, poiché per gravità il peso del braccio tenderà a farlo cadere in avanti, portando la spalla in trazione.

 

 

 

 

 

 

E’ dunque opportuno posizionare un cuscino per sostenere il braccio oppure scegliere la posizione supina citata prima. E a pancia in giù? Alcuni pazienti riposano bene in questa posizione, ma ricordiamo che la spalla subisce una pressione nella zona anteriore e dunque potrebbe dare fastidio.

 

Se decidiamo di dormire a pancia in su quindi, è consigliabile posizionare un cuscino o un supporto sotto al braccio, per tenere la spalla rialzata. Un altro cuscino può essere posizionato sulla pancia e “abbracciato” per maggiore comfort: ridurremo così la rotazione interna di spalla, che chiudendo lo spazio subacromiale può aumentare il fastidio che abbiamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Già con questi consigli la maggior parte dei pazienti trova un discreto beneficio e riesce a chiudere occhio per un po’. E’ comunque opportuno citare anche un’altra serie di problematiche non direttamente a carico della spalla, ma che comunque riflettono dolore lungo il braccio: stiamo parlando dei dolori radicolari. I dolori radicolari sono di origine nervosa, spesso a carico della cervicale o del plesso brachiale. In questi casi, che si manifestano con formicolio e spesso alterazione della sensibilità, le posizioni sopra citate non ci daranno i benefici sperati.

Dovremo quindi puntare su alcune posizioni del braccio in grado di ridurre la tensione a livello del plesso brachiale. La prima posizione, più semplice, consiste nel portare la mano del braccio dolente verso la spalla opposta, con il gomito che riposa quindi sullo stomaco. Se questa posizione non funziona, dovremo provare a portare la mano dietro la testa, con il gomito che si apre quindi verso l’alto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda la fisioterapia in questi casi noi utilizziamo molto il laser alta potenza con crioterapia in modo da dare sollievo ai tendini e drenare il liquidò che si è accumulato intorno ai tinedini e nella borsa sottoacromiale che causano la cosiddetta “sindrome da impingment” termine medico molto utilizzato dai medici anglosassoni.

Qui sotto vi riportiamo alcune informazioni molto importanti riguardanti il nostro NUOVO LASER AD ALTA POTENZA DI ULTIMA GENERAZIONE

 

È uno strumento medicale che combina laser, crioterapia e termoterapia facendoli lavorare in sinergia tra di

loro. Il qmd® laser sfrutta 3 lunghezze d’onda che consentono una erogazione continua, pulsata, superpulsata o a scansione per intervenire efficacemente e velocemente su differenti patologie.

qmd® cryo-thermal

Il qmd® cryo-thermal è un sistema terapeutico per produrre la crioterapia, la termoterapia, lo shock termico e la contrast therapy®.

La crioterapia utilizza il freddo ed è ottima per trattare traumi recenti, borsiti, tendiniti, artropatie infiammatorie.

La termoterapia utilizza invece il calore per un effetto analgesico e per rilassare i muscoli.

Utilizzando il freddo, il calore o l’alternanza di essi, si riesce a lavorare sul flusso sanguigno, favorendo le reazioni biochimiche dell’organismo.

 

COME FUNZIONA

Nella zona dolente e nelle zone correlate ad essa, il fisioterapista utilizza prima il manipolo della cryo-thermal e poi quello del laser.

È un trattamento che risulta assolutamente indolore!

 

 

EFFETTI

1.- antinfiammatorio

2.- analgesico

3.- biostimolante e rigenerativo

4.- stimola il microcircolo

5.- antiedemigeno

 

PRINCIPALI APPLICAZIONI

1.- Infiammazioni generali

2.- Dolori articolari e muscolari

3.- Lombalgie e cervicalgie

4.- Tenosinoviti

5.- Edemi post-traumatici

6.- Contratture e stiramenti muscolari

7.- Artrosi e artrite reumatoide

 

PERCHÉ È EFFICACE DALLA PRIMA SESSIONE?

È l’innovativa combinazione dei due tipi di trattamento: qmd® laser e qmd® cryo-thermal che riesce a garantire un’efficace riduzione del dolore, inibizione dell’infiammazione, riduzione dell’edema e rilassamento della muscolatura, già dalla prima seduta.

DOLORE NOTTURNO DI SPALLA

Tra i vari tipi di dolore, quello notturno è forse quello più invalidante: non lascia riposo, disturba il sonno e incide dunque sul benessere generale della persona. Il dolore notturno di spalla è poi particolarmente fastidioso, in quanto spesso il paziente non sa come mettere la spalla, non riesce a trovare una posizione che gli dia beneficio o quantomeno un sollievo momentaneo. Non solo, una notte insonne è a sua volta causa di un aumento dei dolori generalizzato, spesso a causa della liberazione di “ormoni dello stress” che potenziano la nostra percezione dolorifica.

Ma cos’è il dolore notturno? Da dove viene? E soprattutto, perché si manifesta proprio di notte?

Una prima risposta possiamo ritrovarla nella fisiologia: il nostro corpo produce continuamente diversi tipi di sostanze, e la produzione di queste sostanze cambia a seconda della dieta, del momento del giorno, delle attività che svolgiamo ecc. Tra queste sostanze, gli antinfiammatori endogeni hanno un ruolo fondamentale nella gestione delle infiammazioni all’interno del nostro corpo, e tuttavia la produzione di queste sostanze ha un andamento altalenante, che varia a seconda dei momenti del giorno e, soprattutto, dei cicli sonno-veglia.

Molto spesso quindi il dolore notturno è sinonimo di dolore infiammatorio, proprio perché di notte variano gli equilibri tra le sostanze sopra descritte. E basta dunque prendere un antinfiammatorio per dormire sereni? Purtroppo no, poiché altre patologie di spalla hanno la brutta abitudine di “risvegliarsi” di notte. Vediamone alcune:

Tendinopatia irritativa

La tendinopatia irritativa si manifesta spesso in seguito a sforzi o carichi importanti prodotti sulla spalla. Il tendine soggetto al sovraccarico si irrita quindi, producendo infiammazione della guaina circostante e forti dolori, che come abbiamo precedentemente descritto, tendono ad acuirsi proprio di notte. E’ fondamentale dunque andare a capire qual è stata la causa dell’irritazione, e gestire poi il sintomo, trovando le posizioni di “scarico” del tendine, gestendo l’irritazione e apprendendo un programma riabilitativo di rinforzo del tessuto.

 

 

 

Tendinopatia calcifica

La tendinopatia calcifica è una patologia in cui si rileva lo sviluppo di calcificazioni al di sopra o all’interno del tendine. Si tratta di una patologia che spesso resta silente, le calcificazioni vengono scoperte magari per caso, ma sono in generale sintomo di un tendine che non sta lavorando correttamente. Il deposito calcifico può permanere silente per mesi/ anni, può crescere e poi riassorbirsi spontaneamente. Depositi calcifici importanti possono tuttavia provocare dolori acuti e invalidanti, che dalla spalla irradiano ai tessuti circostanti e che limitano anche di molto il movimento della spalla. Questi dolori sono spesso accompagnati da un forte malessere per gli effetti dell’interazione delle molecole calcifiche con i recettori nervosi, al punto che spesso i pazienti corrono in pronto soccorso temendo patologie ben più gravi. Questi sintomi sono in realtà segno che la calcificazione si sta riassorbendo! Ma quanto ci metterà? E come gestire i sintomi nel frattempo?

 

 

 

Lesioni parziali ai tendini

Le lesioni parziali danno un dolore molto preciso, per quanto riguarda il SOVRASPINATO la sua proiezione si trova nel deltoide medio (parte laterale appena sotto la spalla). Nelle lesioni parziali è l’ortopedico ed il fisiatra che valutano se dopo un primo periodo di trattamento conservativo non soddisfacente sia necessario l’intervento chirurgico. Di norma si predilige il trattamento conservativo associato ad una adeguata terapia farmacologica.

 

 

Spalla Congelata

La spalla congelata, o Capsulite Adesiva, è un’altra patologia insidiosa della spalla che manifesta dolore notturno. Può manifestarsi in seguito ad un trauma o intervento, oppure insorgere insidiosa senza cause apparenti. Il dolore della capsulite è poi molto spesso diffuso, difficile da localizzare in quanto tende spesso ad irradiare verso la zona cervicale o lungo il braccio, a volte anche fino alla mano. Caratteristico della capsulite è poi che non vi sono posizioni di scarico, e il paziente spesso la notte non trova pace, cambiando continuamente posizione senza avere un sollievo.

 

 

Queste sono le principali patologie di spalla che svegliano il paziente la notte, o che addirittura non lo fanno nemmeno addormentare. Ma quando invece il problema non è la spalla??

Molte patologie possono sembrare patologie di spalla senza veramente esserlo: una problematica cervicale per esempio può irradiare dolore alla spalla; patologie reumatiche possono manifestarsi in più articolazioni, ed è opportuno non dimenticare quelle patologie più insidiose, che purtroppo possono comunque manifestarsi.

Niente panico comunque! Un dolore notturno di spalla è sempre merito di attenzione e approfondimento, ma è spesso risolvibile con l’aiuto di un medico e un fisioterapista preparato. Affidati ad un professionista! CHIAMACI 

POSTURE ANTALGICHE PER LA COLONNA LOMBARE

Il mal di schiena è tra le patologie più fastidiose, soprattutto quando NON CI LASCIA RIPOSARE BENE.

Spesso i pazienti ci chiedono QUALI SONO LE POSIZIONI PIÙ ADATTE PER DORMIRE o per posizionarsi senza dolore, e abbiamo quindi pensato di scrivere questo articolo: se anche tu in questo momento stai soffrendo di mal di schiena e fatichi a prendere sonno o trovare un attimo di pace, questi consigli fanno proprio per te!

 

Partiamo anzitutto da un presupposto: NON ESISTE UNA POSIZIONE PERFETTA PER TUTTI.

Ognuno di noi, per le proprie personali varianti anatomiche, godrà di beneficio con posizioni diverse.

Quelle che proponiamo quindi non sono regole fisse, ma SUGGERIMENTI, BASATI SULLA CONOSCENZA DELL’ANATOMIA e delle casistiche che vediamo spesso in studio.

 

Il colpo della strega, e il mal di schiena in generale, SPESSO SI ACCOMPAGNANO ALLA PRESENZA DI PROTRUSIONI, ernie, o alterazioni della colonna lombare. Soprattutto quando il dolore si irradia anche agli arti inferiori, dobbiamo ipotizzare che le strutture posteriori della colonna siano coinvolte, e il nostro obiettivo sarà quindi scaricarle e fornire loro spazio per avere un po’ di respiro.

 

 

Partiamo quindi dalla FLESSIONE della colonna lombare: quando la colonna si piega in avanti le strutture posteriori si distanziano tra loro. In caso di protrusioni o ernie questo spesso riduce la compressione sulle strutture nervose, e riduce quindi il dolore. Possiamo quindi posizionarci supini, con un po’ di cuscini sotto le gambe, per favorire questa posizione, o sul fianco (con i dovuti accorgimenti, che vedremo a breve). Con queste casistiche i pazienti si muovono spesso piegati in avanti, proprio perché è l’unica maniera che hanno per dare respiro alla zona tesa. A volte anche stendersi di pancia sul tavolo della cucina funziona!

 

 

 

Se il dolore prende un lato in particolare, e soprattutto se irradia lungo una gamba, possiamo inoltre adottare altre posizioni, in PARTICOLARE IN INCLINAZIONE ED IN ROTAZIONE.

 

L’INCLINAZIONE è in grado di portare in apertura il forame vertebrale, riducendo la compressione sulla radice irritata. Ipotizzando di avere un dolore lungo la gamba destra, inclinandoci in direzione opposta (quindi verso sinistra) noteremo spesso la riduzione del dolore. Molti pazienti con mal di schiena guardandosi allo specchio si vedono “storti” perché il nostro corpo spesso adotta inconsciamente questa posizione per ridurre il dolore! Posizionarsi in inclinazione è molto semplice se ci stendiamo sul fianco. Nel caso in esempio (dolore alla gamba destra) possiamo stenderci infatti sul fianco sinistro, con dei cuscini sotto il fianco che mantengano l’inclinazione. A seconda della superficie e della nostra struttura fisica, potrebbe andare bene anche stenderci sul fianco destro senza alcun supporto, in quanto per gravità la colonna si aprirà lateralmente.

 

 

La ROTAZIONE lavora solitamente sullo stesso principio: se un paziente ha dolore lungo la gamba destra il paziente di solito fatica a girare verso quel lato, preferendo invece il lato opposto, quello sinistro. Da supini con le ginocchia piegate, possiamo quindi inclinare le ginocchia dalla parte opposta a dove abbiamo male per ottenere un immediato beneficio.

 

CON QUESTI CONSIGLI DOVRESTI GIÀ AVER TROVATO LA POSIZIONE CHE FA PER TE…  MA SE NON FUNZIONANO?!

Niente paura. Come abbiamo già specificato, ognuno di noi è diverso per anatomia e patologia, e questi consigli possono non essere adatti a tutti.

 

Il primo suggerimento in questo caso è quello di tentare i movimenti contrari, in quanto molte patologie di schiena hanno una DIREZIONE PREFERENZIALE: una schiena che sta male in flessione spesso ha beneficio in estensione. Se quindi nella posizione di flessione che abbiamo descritto prima non abbiamo il sollievo sperato, è giusto tentare l’opposto, stendendoci magari a pancia in giù in appoggio sui gomiti, e vedere se così otteniamo più beneficio.

 

E SE ANCORA NON PASSA, VENITE A TROVARCI E TROVEREMO ASSIEME LA SOLUZIONE ADATTA A TE!

COLPO DELLA STREGA

COLPO DELLA STREGA

Nonostante la sicurezza sul lavoro, il welfare aziendale e tutte le buone prassi che si usano nella movimentazione dei carichi anche nelle faccende domestiche I dati sul dolore muscolo scheletrico e sul mal di schiena sono allarmanti!

Nove persone su dieci hanno sofferto o soffrono di dolore muscolo scheletrico, e tra i lavoratori circa il 60% soffre di mal di schiena trovandosi costretta ad assentarsi dal lavoro, per un danno economico di quasi 8 miliardi di euro.

Il colpo della strega rientra tra le problematiche del mal di schiena. Per colpo della strega si intende un dolore acuto localizzato nella parte bassa della schiena. Il dolore può essere a fascia o prendere solo un lato. Solitamente il paziente riferisce la sua insorgenza durante le attività quotidiane e non riferisce insorgenza traumatica.

SCHIENA: ANATOMIA E FISIOLOGIA

Per schiena si intende tutta la regione posteriore del tronco e anatomicamente è quella struttura che si interpone tra il cranio e il bacino.

IL SISTEMA OSTEOARTICOLARE

La colonna vertebrale è costituita da diversi mattoncini ovvero le vertebre. In particolar modo esse sono 33 e si dividono in cervicali, dorsali, lombari e sacrali.

Tra una vertebra e l’altra si inserisce il disco vertebrale che funge da struttura ammortizzante che è caratterizzato da una parte esterna che si chiama anello fibroso e da una parte interna che si chiama nucleo polposo.

La colonna non è dritta ma in posizione neutra una colonna vertebrale sana presenta 3 curve naturali e fisiologiche per sopportare al meglio il peso a cui la colonna è sottoposta.

La colonna quindi fisiologicamente presenta una lordosi cervicale, una cifosi dorsale e una lordosi lombare: per prevenire il mal di schiena è fondamentale che queste curve non vengano perse!

SISTEMA MUSCOLARE

La colonna è governata da due gruppi muscolari:

  1. Muscoli stabilizzatori: mantengono stabili i rapporti articolari vertebrali durante i movimenti.
  2. Muscoli dinamici: fanno effettuare alla colonna ampi movimenti.

È necessario che il tono dei muscoli stabilizzatori sia sempre ottimo, affinché la struttura possa rimanere stabile durante il movimento.

In molte persone che soffrono di mal di schiena vi è invece un’alterazione di questo delicato equilibrio di forze, i muscoli stabilizzatori sono troppo deboli rispetto ai muscoli dinamici.

COS’È IL COLPO DELLA STREGA?

Il “colpo della strega” è una condizione in cui si avverte un forte dolore alla colonna, così forte che il soggetto non riesce a muoversi, in quanto anche il minimo movimento rischia di esacerbare il dolore.

La sintomatologia è rappresentata da almeno uno di questi punti:

  • Dolore solitamente localizzato a livello della schiena che in alcuni casi può irradiarsi verso gli arti inferiori;
  • Formicolio: che dalla schiena si estende agli arti inferiori;
  • Difficoltà di movimento e a mantenere la schiena dritta

COSA FARE APPENA SUBIAMO IL “COLPO DELLA STREGA”?

  • Trova la tua posizione di comfort da sdraiato
  • Appena puoi vai dal tuo medico di base e dal tuo fisioterapista di fiducia: il primo per una copertura farmacologica, il secondo per accelerare i tempi di guarigione.
  • Muoviti: non rimanere fermo a letto per troppi giorni.
  • Esegui con costanza la fisioterapia e pianifica delle sedute di mantenimento con il tuo fisioterapista, per monitorare la tua condizione e mantenere un buono stato di salute

IN COSA CONSISTE LA FISIOTERAPIA PER IL COLPO DELLA STREGA?

  • Primo step: fase acuta

Il primo obbiettivo è la riduzione del dolore. In questa fase si applicano tecniche manuali dolci (osteopatia, massoterapia, trattamento dei trigger point, pompage…) integrate con mezzi fisici ad alta tecnologia come laserterapia, tecarterapia, ultrasuoni e elettroterapie.

E si consigliano delle posture, degli esercizi che tolgano carico dalla zona dolorante ed irritata.

  • Secondo step: fase subacuta

L’obbiettivo della fase subacuta è quello di recuperare l’articolarità. Dopo un’attenta valutazione il fisioterapista riesce ad identificare le direzioni di movimento vertebrale limitate, in modo tale da applicare delle tecniche manuali specifiche con lo scopo di recuperare il movimento limitato. In seguito alla terapia manuale aggiungerà delle posture e degli esercizi a basso carico.

  • Terzo step: fase di mantenimento

L’ultima fase ha l’obbiettivo di recuperare in pieno la funzionalità del tronco e prevenire recidive. Solitamente il fisioterapista pianifica un training riabilitativo specifico, con esercizi di vario tipo: sempre in base alla valutazione si sceglieranno esercizi di forza, di stabilità, propriocettivi.

Tuttavia è buona prassi impostare un percorso fisioterapico di mantenimento per garantire la salute della propria colonna vertebrale.

Per avere maggiori informazioni puoi contattarci o leggere l’articolo val seguente link:  https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/lombare/il-colpo-della-strega/

ARTROSI DI SPALLA, COSA FARE QUANDO ARRIVANO ANCHE I DOLORI

Il trattamento dell’artrosi di spalla necessita di un approccio multidisciplinare e di una valutazione attenta della situazione in atto. Nel nostro studio l’artrosi viene trattata ANCHE con la TECARTERAPIA, TERAPIA MANUALE  e con gli  ESERCIZI.

TECARTERAPIA, nota anche come Tecar : cosa è

E’ un trattamento elettromedicale che diminuisce la RIGIDITA’  e il DOLORE, permette un recupero più veloce da traumi e patologie infiammatorie

Come funziona: con il manipolo mobile (piccolo) il fisioterapista “massaggia ” la zona dolente e infiammata dando luogo subito ad effetti positivi.

tecar spalla

tecar spalla fisioterapia pio x

Effetti: l’effetto si propaga fino alla piastra fissa di ritorno, che viene posizionata in una zona vicina a quella trattata, e stimola 3 effetti principali

1.- Sensazione di leggerezza

2.- Diminuzione del dolore e infiammazione

3.- Maggior mobilità

Questi effetti sono possibili grazie a precisi effetti biologici :

 – Incremento del microcircolo

– Vasodilatazione

– Incremento della temperatura interna

Tutto ciò permette che il risultato sia immediato e quindi che già dalla prima seduta ci sia un beneficio: la sua azione è “ENDOGENA” (dall’interno, dal metabolismo cellulare) e la rendono un ottimo alleato per il trattamento dell’artrosi.

Questo perchè i processi attivati sono più veloci rispetto alle terapie “ESOGENE” (dall’esterno).

Ben dosata e associata a terapia manuale ed esercizi “decongestionanti/decontratturanti” procura sollievo IMMEDIATO.

 

ESERCIZI

Prima cosa da fare per una spalla artrosica dolente è muovere in tutto il range permesso senza forzare, quindi, aiutati dal fisioterapista, eseguire una serie di mobilizzazioni passive senza evocare dolore.

Nella foto vediamo il dott. Federico eseguire una mobilizzazione passiva con stabilizzazione della testa dell’omero.

spalla mobilizzazione

mobilizzazione spalla fisioterapia pio x

Le mobilizzazioni poi diventeranno attive assistite e attive, seguendo una progressione adatta alla sintomatologia e al problema del singolo. Le mobilizzazioni attive possono essere eseguite con ausilio di specifici strumenti, sempre seguendo un piano di esercizi pensato sul problema e sulla situazione personale di ognuno.

artrosi spalla, mobilizzazione attiva

In foto vediamo le dott. Giulia e Anna che vi mostrano un movimento di rotazione esterna con ausilio controllo del fisioterapista.

Serve  inoltre che il soggetto impari una corretta gestione della sua postura e acquisisca quindi consapevolezza di come muovere correttamente le articolazioni e di quali muscoli sono più deboli e hanno bisogno di rinforzo.

artrosi di spalla

Vi sono poi esercizi che possono anche essere eseguiti a domicilio in modo da aiutare la progressione della guarigione o la stabilizzazione del risultato ottenuto.

 

Chiama per avere altre informazioni o per fissare un appuntamento.

 

ARTROSI DI SPALLA COME RICONOSCERLA

L’artrosi è una patologia degenerativa che consiste nel danneggiamento progressivo della cartilagine delle articolazioni che compongono la spalla.

L’articolazione della spalla maggiormente colpita da questa patologia è la gleno-omerale.

 

Nell’artrosi di spalla, la superficie cartilaginea che ricopre i capi tende ad andare incontro a una degenerazione progressiva. Si inizia con l’assottigliamento della cartilagine fino ad arrivare alla lesione vera e propria che porta le ossa a stretto contatto tra loro senza avere più alcun tessuto di protezione tra di loro.

Come in tutte le degenerazioni artrosiche, il contatto tra le superfici ossee stimola la produzione di tessuto osseo in eccesso, gli osteofiti. Gli osteofiti aumenteranno in modo lento e graduale negli anni fino a limitare in modo importante il movimento dell’articolazione.

 

In condizioni di artrosi alla spalla, si ha una continua infiammazione dei tessuti e in alcuni casi, quelli più gravi, sono ben evidenti all’esame radiografico, la formazione di geodi (cavità) all’interno dell’osso.

Quali sono i sintomi dell’artrosi della spalla?

I sintomi sono rappresentati da:

  • Dolore
  • Limitazione del movimento
  • Degenerazione cartilaginea e ossea
  • Gonfiore e rossore
  • Calore nella zona dolente

Come viene diagnosticata l’artrosi della spalla?

L’artrosi di spalla è diagnosticata dal medico dopo che ha eseguito un’anamnesi, un esame obbiettivo, dei test clinici e soprattutto dopo aver visionato gli esami RX in doppia proiezione.

In cosa consiste il trattamento per l’artrosi della spalla?

La spalla artrosica può essere trattata con un percorso conservativo o chirurgico, in base al livello di degenerazione dell’articolazione e/o la lesione dei tendini della cuffia dei rotatori.

Il trattamento conservativo per l’artrosi di spalla

Ha l’obbiettivo di rallentare la degenerazione della spalla, mediante l’utilizzo di:

  • tecniche manuali per togliere le rigidità e le contratture
  • Esercizi per recuperare i movimenti e la forza dei muscoli
  • mezzi fisici, laser, tecarterapia, ultrasuoni

che portano a ridurre il dolore, a controllare l’infiammazione e a migliorare la mobilità.

 

NEL CASO IN CUI IL TRATTAMENTO CONSDERVATIVO RIABILITATIVO NON SIA SODDISFACENTE, si può passare all’INTERVENTO CHIRURGICO.

Può essere di tipo tendineo : riparazione della cuffia dei rotatori (ne parleremo in un articolo più specifico)

Oppure un intervento di sostituzione dell’articolazione : PROTESI DI SPALLA.

 

La protesi per l’artrosi di spalla

Nel caso della spalla, le protesi si distinguono in tre tipologie:

  • Endoprotesi: si sostituisce solo la testa omerale
  • Artroprotesi si sostituisce sia la testa omerale che la glenoide della scapola
  • Protesi miste: dove vi è una parziale sostituzione dei capi articolari, o di uno dei due mentre l’altro è sostituito totalmente.

 

 

La riabilitazione dopo la protesi di spalla

La riabilitazione per la protesi di spalla comincia già prima dell’intervento.

In fase preoperatoria il paziente viene e apprende tutti gli esercizi che dovrà compiere una volta avvenuto l’intervento, esegue un training di preparazione all’operazione con movimenti mirati al rinforzo muscolare e alla mobilità dell’articolazione e sarà tra informato di tutti i movimenti e i comportamenti a cui dovrà prestare attenzione.

Gli obbiettivi del percorso riabilitativo sono 3:

  • Stimolare la riparazione dei tessuti
  • Recuperare la funzionalità
  • Prevenire le complicanze

Possiamo dividere il percorso terapeutico in diversi punti:

  1. Fase iniziale – Nelle prime terapie lo scopo è quello di ridurre il dolore e iniziare a recuperare la mobilità. Il fisioterapista eseguirà caute mobilizzazioni e massaggi per migliorare la mobilità dei tessuti e iniziare a dar movimento all’articolazione glenomerale

 

  1. Seconda Fase – È caratterizzata dal recupero della motilità parziale. In questo step si inizia un cauto rinforzo muscolare, partendo con delle contrazioni isometriche e procedendo con esercizi contro resistenza. In questa seconda fase si lavora anche sul recupero della propriocettività.
  2. Terza Fase – Recupero massimo della mobilità della spalla nei tre piani dello spazio, recupero della funzionalità, della forza e della propriocezione.

 

 

Per avere maggiori informazioni puoi contattarci o leggere l’articolo al seguente link :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/spalla/artrosi-della-spalla/

OSTEOPATIA ED ERNIA LOMBARE

OSTEOPATIA ED ERNIA LOMBARE

Negli ultimi anni molte persone stanno avendo ottimi risultati per i problemi muscolo-scheletrici ed in particolare per le ernie discali con l’osteopatia.

I benefici si percepiscono già dalla prima seduta, anche se non è che l’ernia rientri come si pensava qualche anno fa.

Durante un trattamento “manipolativo”  vengono ripristinati tutti i movimenti “articolari” tra le varie vertebre, vengono TOLTI I PUNTI DI BLOCCO ed il corpo torna più facilmente al suo equilibrio.

E’ indicata principalmente per i soggetti giovani, per quanto riguarda le persone anziane è da fare molta attenzione a causa dell’osteoporosi, ci sono alcune manovre (ad esempio i “TRUST” dorsali) che sono controindicate.

Federico Marin ha frequentato il percorso quinquennale della scuola “Franco-Italiana” di osteopatia di Tirrenia che segue maggiormente un approccio “FUNZIONALE” cioè meno invasivo e più rispettoso dei tessuti, caratteristica che lo rende adatto anche alle persone anziane e più fragili rispetto a quello “strutturale” più cruento, ossia quello che fa fare i “crack”.

L’Osteopatia è un sistema consolidato di assistenza alla salute che si basa sul “contatto manuale” per la valutazione, la “diagnosi osteopatica” ed il trattamento della persona.

Si tratta di una terapia manuale, complementare alla medicina classica, incentrata sulla salute della persona piuttosto che sulla malattia; si avvale di un approccio causale e non sintomatico (spesso infatti la causa del dolore trova la sua locazione lontano dalla zona dolorosa), ricercando le alterazioni funzionali del corpo che portano al manifestarsi di segni e sintomi che possono poi sfociare in dolori di vario genere.

Federico Marin ha frequentato il percorso quinquennale della scuola Franco Italiana di osteopatia di Tirrenia che segue maggiormente un approccio “FUNZIONALE” cioè meno invasivo e più rispettoso dei tessuti, caratteristica che lo rende adatto anche alle persone anziane e più fragili rispetto a quello “strutturale” più cruento, ossia quello che fa fare i “crack”.

L’Osteopatia, o Medicina Osteopatica, è nata alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti d’America e si è diffusa nei primi anni del Novecento in Europa, in particolare in Francia e Inghilterra, dove è da tempo una medicina affermata.

I PRINCIPI DELL’OSTEOPATIA

L’innovazione di Still, il suo fondatore, si concretizza nei Princìpi cardine di cui ancora oggi l’Osteopatia si avvale:

  • L’essere umano è un’unità dinamica di funzioni, il cui stato di salute è determinato da corpo, mente, e spirito
  • Il corpo possiede dei meccanismi di autoregolazione e autoguarigione
  • La struttura e la funzione sono reciprocamente inter-correlate
  • La terapia razionale si fonda sull’applicazione di tutti e tre i principi

 

INDICAZIONI DELL’OSTEOPATIA

  • Cervicalgia, Lombalgia, Lombosciatalgie, Discopatie
  • Artrosi
  • Problematiche viscerali (stitichezza, reflusso gastro esofageo)
  • Cefalee: muscolo-tensiva, emicrania, cervicogenica
  • Disturbi a carico dell’articolazione temporo-mandibolare
  • Vertigini

L’osteopatia riesce a portare benefici a tutto il corpo

aiutando la struttura muscolo-scheletrica e gli altri sistemi correlati.

 

 

BENEFICI

  • Riduzione della tensione del corpo
  • Riduzione del dolore
  • Riduzione della rigidità delle articolazioni
  • Miglioramento della postura

Un trattamento osteopatico si rivela efficace a qualunque età; dai bambini piccoli agli anziani senza escludere donne in gravidanza e adolescenti, tramite l’osteopatia, è possibile offrire un trattamento delicato capace di portare benefici a tutto il corpo.

È un trattamento che risulta assolutamente indolore!

 

Chiamaci per fissare un appuntamento con il Dott. Federico Marin – Osteopata e Fisioterapista

 

 

DOLORI MANDIBOLARI E ATM

ATM è un acronimo che sta per articolazione temporo-mandibolare.

Abbiamo 2 articolazioni temporo-mandibolari e sono le articolazioni che collegano la mascella al cranio (localizzate anteriormente all’orecchio) e ci permettono di aprire e chiudere la bocca e quindi, di conseguenza, parlare, mangiare.

 

Come per altre articolazioni più conosciute ad esempio la spalla e il ginocchio, anche a carico di questa articolazione ci può essere un mal funzionamento, un’infiammazione. Pertanto, per disturbi dell’ATM adesso denominati “DISTURBI TEMPORO MANDIBOLARI” si va ad indicare una famiglia di problemi legati a questa articolazione e la sintomatologia può essere riferita localmente o anche in altre zone del corpo come ad esempio la testa, gli occhi, il collo.

Quali sono i sintomi che riferisce il paziente?

  • DOLORE a mascella, tempie, orecchio
  • MAL DI TESTA nell’area delle tempie
  • RUMORI muovendo la mandibola
  • BLOCCO a bocca chiusa (sensazione che la bocca non riesca ad aprirsi del tutto)
  • BLOCCO a bocca aperta (sensazione che la bocca non riesca a richiudersi del tutto)

 

Come per altri parti del corpo e articolazioni più conosciute è fondamentale sottoporsi tempestivamente ad una valutazione dal tuo fisioterapista di fiducia per impostare un percorso terapeutico adeguato.

 

Cosa fa il fisioterapista?

Dopo un’attenta valutazione il fisioterapista può trattare la zona sia tecniche manuali che possono svolgersi sia internamente alla bocca che esternamente. Queste sono volte a migliorare il movimento della bocca e a ridurre il dolore.

Il nostro Federico che è sia FISIOTERAPISTA che OSTEOPATA controlla anche il corretto “BILANCIAMENTO ARTICOALRE” della mandibola, collabora con il dentista per una corretta “occlusione” (chiusura della bocca) che potrebbe dare tensioni a “distanza”.

Il fisioterapista può avvalersi anche dell’ausilio di strumenti elettromedicali come il laser quando il dolore è molto acuto.

Il trattamento non si limiterà alla zona della bocca ma sarà rivolto anche alle zone limitrofe ad essa correlate come la cervicale.

 

Cosa puoi fare tu?

Ti mettiamo qualche spunto di esercizio di rilassamento della muscolatura “masticatoria”.

Per qualsiasi altro dubbio non esitate a contattarci.

 

 

 

 

 

 

Ernia del disco lombare

ERNIA DEL DISCO LOMBARE

Secondo i dati statistici le problematiche legate al mal di schiena o lombalgia stanno aumentando tra le popolazioni occidentali, e tra i motivi  vi sono: poco sport, vita sedentaria, molto stress.

Avrai sicuramente sentito parlare di ernia del disco.

Cenni di anatomia e fisiologia del complesso vertebrale

Le vertebre sono le ossa che costituiscono la colonna vertebrale e sono 33.

Tra una vertebra e l’altra c’è interposto il disco intervertebrale che ha il compito di stabilizzare il movimento tra le vertebre e ammortizzarne il carico. È costituito da due parti:

  • Nucleo polposo:  si trova al centro del disco e ha una consistenza semiliquida;
  • Anulus fibroso: è un anello fibroso che si trova nella parte esterna del disco e serve a proteggere il disco e a contenerne il suo nucleo.

 

 

 

 

Cosa significa ernia del disco?

L’ernia del disco è una condizione in cui, a seguito di importanti sollecitazioni il nucleo polposo fuoriesce dall’anulus fibroso.

Occorre distinguere la protrusione discale dall’ernia del disco:

  • Protrusione discale: è una parziale fuoriuscita del disco dalla sua normale sede anatomica
  • Ernia del disco: è la fuoriuscita del nucleo polposo dall’anello fibroso

Per fortuna non tutte le ernie del disco causano dolore, infatti l’ernia del disco produce dolore solo quando comprime la radice nervosa.

La compressione può dare origine a vari sintomi tra i quali:

  • Dolore: che si può irradiare anche fino alle dita del piede;
  • Formicolio:
  • Perdita della forza.

                           

 

 

Quali sono i fattori di rischio per l’ernia lombare?

I fattori di rischio per sviluppare ernia lombare sono diversi.

Un errato movimento, una postura e delle abitudini funzionali scorrette sono alla base delle condizioni dolorose della schiena e la formazione dell’ernia è solo una conseguenza.

In particolare per il tratto lombare sappi che:

  • La lordosi: ossia la curva con concavità posteriore che caratterizza il tratto lombare è fondamentale che sia mantenuta sia mentre ci si muove che mentre si sta in posizione statica. In quanto è fondamentale per lo scarico del peso.
  • Morfologia di tutta la colonna: logicamente non possiamo vedere il tratto lombare come un segmento fine a se stesso, ma si vanno a correggere anche delle disfunzioni non appartenenti al tratto lombare.
  • Reclutamento muscolare: spesso non vi è un corretto reclutamento dei muscoli stabilizzatori.

Quali sono i rimedi per l’ernia lombare?

I rimedi per l’ernia lombari sono vari, e si possono dividere principalmente in due gruppi:

  • Rimedi invasivi: chirurgia
  • Rimedi conservativi: fisioterapia

La chirurgia per l’ernia lombare è utilizzata quando tutti gli altri rimedi hanno fallito e consiste nella rimozione chirurgica dell’ernia che comprime la radice nervosa.

 

 

 

 

La fisioterapia per l’ernia lombare, invece, è ad oggi lo strumento migliore per trattare questa condizione. L’obbiettivo è quello di migliorare il movimento di tutta la colonna. Per ridurre il dolore locale e irradiato si utilizzano:

  • Posture di scarico
  • Tecniche manuali specifiche: come OSTEOPATIA, il pompage e la trazione;
  • Mezzi fisici ad alta tecnologia come: laser ad alta potenza, tecarterapia, elettroterapia.

Una volta diminuito il dolore si può passare al recupero di una corretta postura, con esercizi specifici, mobilizzazioni e piccoli accorgimenti che il paziente dovrà adottare giornalmente. Nella parte finale del ciclo terapeutico si tende a lavorare per migliorare la funzionalità del tronco con un piano di allenamento riabilitativo specifico.

Per scoprire come gestire il dolore, recuperare i movimenti e riposare bene c, clicca qui  https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/lombare/ernia-del-disco-lombare/

 

QUAL’E’ IL MATERASSO GIUSTO PER LA MIA SCHIENA ?

Spesso i miei pazienti chiedono se il materasso può influenzare il mal di schiena : meglio quello DURO o quello MORBIDO ?  A MOLLE o in LATTICE ? Mi dicono che ci sono troppi tipi, e non sanno quale sia la soluzione migliore per loro e che sono confusi dalle varie pubblicità che riguardano l’argomento.

Adesso vi darò delle linee guida generali.

Se volete comprare un nuovo materasso e siete stati in un negozio specializzato, saprete che è possibile scegliere tra più modelli.

In che modo scegliere il materasso migliore per voi?

 

 

La cosa fondamentale è che il materasso sostenga il corpo in una posizione neutra. La colonna vertebrale, in questo modo, mantiene le sue curve naturali e le parti del corpo sulle quali grava la maggiore pressione, come i glutei, le caviglie, le spalle e la testa, sono supportate in un allineamento corretto.

Quando il materasso è troppo rigido, sollecita troppo questi punti di pressione e fa sì che il corpo assuma una posizione non corretta.

Quando il materasso è troppo morbido, i punti di pressione del corpo non ricevono l’adeguato supporto.

Entrambi questi scenari possono far sì che vi svegliate stanchi e/o doloranti, infatti, per questo motivo, è bene scegliere un materasso ergonomico, ovvero, in grado di adattarsi alle curve del corpo.

Non esiste un materiale migliore di un altro, ma la scelta è del tutto personale e dipende principalmente dalla posizione in cui si dorme.

Se si dorme supini (a pancia in su), è preferibile scegliere un materasso più rigido perché conferisce un giusto sostegno alla schiena, se, invece, si dorme sul fianco, sarebbe bene optare per un modello più morbido in modo tale che la spalla e il bacino possano affondare nel materasso, mantenendo il corretto allineamento della colonna vertebrale. Altre persone, invece, prediligono la posizione prona (a pancia in giù). In  questo caso, la soluzione migliore potrebbe essere quella di  un materasso non troppo morbido, in quanto, la colonna, in particolare nella zona lombare, potrebbe sprofondare eccessivamente e perdere il corretto allineamento creando dei sovraccarichi alle articolazioni e ai dischi intervertebrali.

Come sapere se il materasso sul quale si dorme è quello più adatto a voi?

Se al mattino vi svegliate con un po’ di mal di schiena che passa in pochi minuti,molto probabilmente dormite su un materasso non appropriato per voi. Quello giusto, infatti, è quello sul quale si riposa con la sensazione di galleggiare, senza avvertire alcuna pressione sul corpo.

Un buon consiglio è quello di trascorrere, in negozio, almeno 15 minuti sdraiati sul materasso cercando di assumere la stessa posizione che si assume solitamente durante il riposo e poiché ognuno è fatto modo suo, per qualcuno la soluzione ricade su un materasso più duro, per altri su uno un pò più morbido.

In generale, un modello o una marca non è detto che sia migliore di un altra e la scelta è del tutto soggettiva.

I materassi a molle sono ancora molto utilizzati, supportano il peso del corpo tramite molle di forma elicoidale.

Sono vivamente consigliati per persone in forte sovrappeso, in quanto,questi modelli, possono offrire un più rigido supporto, rendendo più semplice lo sdraiarsi e il rialzarsi.

I materassi a molle possono essere, tuttavia, comodi per chiunque e le molle consentono anche un buon ricircolo di aria, rendendo il sonno più piacevole per chi suda molto o per chi vive in posti molto caldi in estate.

I materassi in memory foam sono noti per la loro comodità perché si adattano perfettamente alla forma del corpo poiché sono realizzati con strati di schiuma di diverse densità che rispondono perfettamente al peso e alla temperatura.

Questi materassi sono utili e consigliati per chi si muove poco nel sonno, per chi ha difficoltà a dormire comodamente o per chi soffre di stanchezza cronica o di dolori muscolari in più parti del corpo. Tuttavia chi usa un materasso in memory foam deve accertarsi di non soffrire troppo il caldo perché il calore del corpo tende a rimanere imprigionato, infatti è consigliato per persone freddolose e climi piuttosto rigidi.

Infine ci sono i materassi in lattice che sono realizzati in gomma naturale o sintetica. Questi materassi forniscono un supporto stabile e armonico e offrono un sostegno rigido, ma, allo stesso tempo, sono molto flessibili e si adattano al peso del corpo distribuendo la pressione in modo uniforme.

Sono consigliati per chi si muove molto nel sonno e sono ideali per le persone allergiche perché sono traspiranti e anche più freschi.

Quando è bene sostituire il vecchio materasso?

I materassi di oggi sono fatti per durare una vita ma i nostri corpi cambiano nel tempo, per cui, il materasso sul quale dormivate comodamente a 20 anni, potrebbe non essere più l’ideale a 50 anni! Il nostro corpo, nel corso del tempo, subisce delle modifiche strutturali, così come cambiano le nostre abitudini e le nostre attività  di vita quotidiana.

Inoltre il materasso raccoglie acari della polvere, funghi e altri germi che possono aggravare allergie e avere un impatto negativo sul vostro sonno. Dopo 10 o al massimo 15 anni, è il momento di pensare a comprare un nuovo modello.

Il materasso,dunque, deve essere confortevole e accogliente, igienico ed ergonomico, deve essere da supporto per la colonna vertebrale, sostenere la schiena e assecondarne la forma naturale reagendo elasticamente ad ogni pressione, in base al peso e alle abitudini della persona.

Infine, ricordate che nessun materasso potrà salvare il vostro sonno se dormite solo cinque ore a notte o se soffrite di stress e che nessun materasso potrà risolvere il vostro mal di schiena se esso dipende da patologie specifiche della colonna o da cattive abitudini e posture che si hanno durante il giorno, perché,in tal caso, bisognerebbe sottoporsi a delle adeguate visite mediche (fisiatra,ortopedico, neurochirurgo) ed effettuare, eventualmente, percorsi di fisioterapia specifici e mirati per il vostro problema. Tuttavia, senza ombra di dubbio, dormire in un sistema letto adeguato aumenta la qualità del sonno e di conseguenza la salute dell’individuo.